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8 | la poesia cavalleresca |
sembra frivolo e di poco momento in apparenza. L’ottava succede alla terzina; rivoluzione importantissima nella forma. La terzina non ha periodo: il senso può finire ad ogni fin di verso:
Per me si va nella citta dolente. Per me si va nell’eterno dolore. Per me si va tra la perduta gente. |
Ciascun verso sta da sé. Quando volesse formarsi un periodo non potrebbe avere che tre versi; quindi il poeta che elegge terzetti obbligasi a scartare ogni idea accessoria. L’ottava rima aveva il periodo; in essa può l’idea che Dante accennava in un mezzo verso essere espressa, svolta; può mostrarsene la ricchezza. La nuova forma suppone un nuovo contenuto. Gl’individui sono restituiti alla società. I costumi, i sentimenti, i tempi, le vesti, la religione, la vita sociale insomma può essere espressa in una sola ottava. Tutto ciò manca in Dante.
Poliziano ebbe la nuova forma, ma non il nuovo contenuto. Il Poliziano imbelletta, sparge oro e gemme intorno al nulla. Un Giuliano de’ Medici che va alla caccia, ecco il soggetto intorno al quale egli ha prodigata tanta eleganza. Quella forma manca di contenuto assolutamente. Egli è splendido ma insufficiente: è stato studiato per la forma ma tenuto in nessun conto pel contenuto. Ma frattanto altri poeti, il Pulci, il Cieco da Ferrara, il Boiardo creavano ciò che a lui mancava. Da un lato stavano la bella forma, dall’altro il nuovo contenuto, quando Ariosto, il vero e sommo rappresentante del ciclo cavalleresco, sorse e li uní insieme.