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i98 frammenti letterari
     Zeffiretto lusinghiero,
A lui vola messaggiero.
Di che torni, e che mi renda
Quella pace che non ho.
Sono concetti e immagini comunissime, senza piú alcun valore letterario, e rimaste interessanti solo come combinazioni melodiche. L’effetto non è nell’idee, ma in quel canto di due amanti a una certa lontananza e nascosti tra le fronde; perché, mentre Licori cerca Tirsi, Tirsi cerca Licori con la stessa melodia:
     La mia bella
Pastorella
Chi mi dice ove ne andò?


É, notabile che in questa cheta atmosfera idillica penetra una cert’aria di buffo, un certo movimento vivace e allegro, com’è la dichiarazione amorosa di Licori a Orlando, ascoltatore non visto Tirsi.

Fin qui Metastasio non è che un Arcade, ma superiore a tutt’i suoi confratelli per fluiditá e brio di esecuzione. Il discepolo di Gravina non v’è piú. Dante e Sofocle non sono piú i suoi modelli. Trovi in lui la mollezza e facilitá del Marino, e un artificio di stile che ricorda il Tasso. Vuol piacere al pubblico, e la vita contemporanea lo trascina seco. Se non che quegli effetti che il Tasso, il Guarini, il Marino cercavano ne’ concètti, nel raffinamento dell’idea, egli li cerca nel raffinamento musicale della forma. Le sue idee le sue immagini sono naturalissime, spesso comuni; tutta la sua attenzione è in ammollire la parola e la frase, cavarne effetti musicali. Qui era il suo genio, e qui gli bisognava nuova educazione.

La Bulgarelli, celebre cantante, che negli Orti esperidi aveva rappresentata la parte di Venere, prese interesse al giovine autore e lo addestrò in tutti i misteri del teatro. Il maestro Porpora gl’insegnò la musica. Questa fu la seconda educazione di Metastasio, corrispondente alla sua vocazione. Roma ne avea fatto un arcade, Napoli ne fece un poeta. La Didone abbandonata