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iv. giovanni prati 2i9

ridendo, ma assai bonariamente, senza pensare all’ironia che nasce spontanea ed incosciente dalle sue parole. I ripieghi, le barzellette, i giuochi sono la bonomia dell’Ariosto, che per questo lato è superiore al Cervantes, quantunque per altri lati gli rimanga al disotto.

Un raggio di questa bonomia traspare della poesia del Prati. Egli parla con tale aria di grullo da trarti quasi in inganno. La sua ironia è piú efficace, perché meno cosciente. All’ultimo ti senti sollevare verso ignoti orizzonti, e il poeta che ha la forza di tirarsi in quei campi inaccessibili a tutta la scienza umana, guarda l’uomo dotto con un risolino di soddisfazione.