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IV

L’«ORLANDO INNAMORATO»


Il poema del Pulci fu stampato sei anni prima dell’Orlando innamorato, ma era già noto da lunga pezza; da molti anni non si parlava d’altro: ché, quando in que’ tempi usciva un libro di tal fatta, era accolto con somma attenzione. Scritto che aveva Pulci un canto e lettolo alla brigata della Tornabuoni, lo faceva girar manoscritto; sicché era già popolare quando fu pubblicato. Ma se il popolo che legge senza intenzione estetica, che legge per divertirsi, accolse favorevolmente questo primo dei pochissimi libri popolari italiani, gli si scagnarono contro i preti, si perché era in voce di miscredente e si perché realmente mette la religione in ridicolo nel Morgante. Accanto a questi detrattori in nome del Vangelo sorsero detrattori in nome d’Aristotele e d’Omero: eruditi e pedanti. Vi ricorderete che gli scrittori di quel secolo vanno divisi in tre classi: i mestieranti, traduttori e raffazzonatori; gli uomini d’ingegno che perfezionavano la forma, ed i letterati provvisti d’ingegno creativo, che mettendo negli autori antichi e precedenti il modello inimitabile della poesia, non potevano concepire un tal poema, e dicevano: — Che razza di poema è mai questo, dove stanno non una ma tante azioni, ed episodi che non hanno che fare col subietto; nel quale, mentre dovrebb’essere quanto v’ò di più maestoso e solenne, trovi buffonerie ad ogni piè sospinto e riboboli tolti da Mercato vecchio. — Se il Pulci avesse avuta chiara intuizione di quanto voleva fare, avrebbe potuto rispon-