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portanza sociale. Pensò d’impadronirsi dell’ultima azione del Boiardo e di farne un poema epico, che in sul principio tentò di comporre in latino.

La scelta del soggetto è stata biasimata. Nulla di peggio infatti del porsi a continuare un’opera altrui. Fra i biasimatori fu il Tasso, il maggior dotto del suo tempo, il quale, parlando de’ poemi dell’Ariosto e del Boiardo, dice che ciascuno non è un poema compiuto, che all’uno manca la fine, all’altro il principio, che non sono due totalità, ma due parti di un tutto, e considerandoli come tali rimarrebbe una cosa mostruosa.

Il Tassoni aggrava l’accusa: dice che Ariosto s’è condotto per rispetto al Boiardo come Martano per rispetto a Grifone: e dimostra che ha rubata ogni invenzione al Boiardo. Alcuni critici francesi hanno affermato che racconta avventure a casaccio, senza scopo o disegno. Questa critica è effetto della scuola antica che considerava la forma segregata dallo spirito.

Ristabilirò i principii perché vi sia più. chiaro ciò che ho a dirvi.

L’unità interiore d’un poema è la società rappresentata con ogni sua forza e determinazione: al di sotto della guerra di Troia v’è la società greca contemporanea. La vita cavalleresca manca d’un centro chiamato il dovere, la legge che comandi a tutti; il centro è nominale: tutti se ne allontanano; la vita cavalleresca è la vita dell’immaginazione. Questo è il significato della vita cavalleresca. Questa unità interna deve, manifestarsi al di fuori, l’Ariosto doveva trovare un’azione che vi corrispondesse, giacché l’unità esterna è la rappresentazione dell’unità interna. Se avesse creata un’azione centrale seria che producesse ogni parte, avrebbe falsificata la vita cavalleresca. Per virtù della situazione l’azione non deve esser tale che ogni fatto, ogni carattere, ogni passione ne sia determinato, ma tale che la vita cavalleresca le rimanga libera accanto.

Nel Boiardo sono due azioni: quella intorno ad Angelica esaurita e senza grandezza epica, e la guerra fra Cristiani e Pagani. L’Ariosto non ha continuato tutto il Boiardo, ma l’azione ultima, appena cominciata in otto o nove canti. Se ne è impa-