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92 la poesia cavalleresca

valleresca, l’azione principale è stata scelta solo come nesso cronologico! Potete dubitarne? Ma leggete e studiate la prima ottava e vedrete quanta coscienza ne aveva. Omero canta l’ira d’Achille; Virgilio i viaggi di Enea; Ariosto non canta un’azione determinata, ma tutta la società cavalleresca: l’azione serve ad indicare il tempo in cui si sviluppa.

Ha voluto anche dare una forma esteriore a questo concetto; e quindi spezza le avventure. Mentre siete più curioso, passa a parlare d’altro, manifestando con queste brusche rotture, con questo passar di cosa in cosa l’essenza del poema: e lo fa con tanta buona grazia che non osate sdegnarvene.

Qual è il contenuto dell’ordito? Avea poca vena inventiva, doveva molto affaticarsi per inventare; ma, inventato, esprimeva agevolmente. Ha inventato poco, ma quel poco è il più bello: l’ippogrifo, la pazzia di Orlando, le ultime avventure di Ruggiero. Ma per lo più riproduce; spesso lo affetta senza necessità. Nel Boiardo v’è un eremita che avendo visti insieme Brandimarte e Fiordalisi, pensa di farle forza; e così ha immaginato Ariosto per Angelica. Cosa lo sforzava a riprodur questo fatto? Nel Boiardo non ha importanza e significato: nell’Ariosto è una delle più belle invenzioni che sia.

Confusa l’invenzione con la fantasia, Ariosto è stato chiamato la «terza fantasia del mondo», perché il Boiardo era stato dimenticato. Il Forteguerri cenando una sera con certi amici che magnificavano la fantasia d’Ariosto, scommise che ove venisse chiuso per un mese in camera ne potrebbe inventare di più strane. Tenne parola e si credé di fantasia uguale all’Ariosto. Ma l’invenzione non è che il materiale greggio: il poeta può ben prendere un fatto tanto da un libro che dalla natura; la sua grandezza è nel vivificarlo, nel ringiovanirlo. Con che orgoglio non dové Ariosto prendere quella invenzione dal Boiardo! Certe minute correzioni ne’ caratteri e ne’ nomi bastano a mostrare il suo buon gusto. Ha cambiato «Rodamonte» in Rodomonte, perché l’o esprime lo stare in quantunque, e quella folla di o esprime il vero concetto di Rodomonte. «Ferrauto» è divenuto Ferraú, gittando le stampelle. Ha tolto a