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6 primo corso tenuto a torino: lez. i


A questo modo la fantasia sbrigliata perde ogni misura e si pone capo nel ridicolo. E, per esempio, nel Sogno di Raoul l’inferno si trasforma in un vasto refettorio, e le vivande sono arrosto di libertini, pasticcio di monache, lesso di ladroni e lingue di avvocati. Con questo fantastico si mescolano a mano a mano interessi terreni, e la visione è indiritta ad uno scopo politico: s’indovina che il narratore, parlando del cielo, ha l’occhio verso la terra.

Incmaro in una sua pastorale racconta la visione di un fedele della sua diocesi per nome Bernoldo. Il quale, rimasto alcun tempo fuori del sentimento, vide in un luogo tenebroso e putrido Carlo il Calvo divorato da’ vermi, sicché non gli restava piú che nervi ed ossa. Pregatolo il re che gli ponesse una pietra sotto il capo: «Va’ — gli disse — dall’arcivescovo Incmaro, e digli ch’io mi trovo qui per non aver seguito i suoi consigli. Ch’egli preghi per me, e sarò liberato». Cosi il terribile arcivescovo di Reims vendicavasi dantescamente del suo signore.

Non meno celebrata a quei tempi è la leggenda di Carlo il Grosso, il quale sente predirsi la sua abdicazione e la rovina della sua schiatta da suo zio Lotario. Parimente in un’altra visione i demòni pongono nella bilancia i vizii e le colpe di Carlomagno e si apparecchiano a trarlo in inferno, quando S. Dionigi gitta nel lato opposto tutte le pietre adoperate dall’Imperatore in fabbricar chiese e conventi, e la bilancia trabocca in suo favore: per quegli uomini tutto senso doveva sembrar naturale che le pietre pesassero piú de’ vizii.

In tutte queste visioni trovi spesso un facile immaginare e caldezza di affetto, e qui e cola tratti di vera poesia: l’altro mondo per lo scrittore è qualche cosa di serio, che gli move il core e gli scalda la fantasia. Ma a lungo andare, infievolitasi la fede ed esauste le forme fantastiche e discioltesi nel licenzioso e nello strano, la visione diviene un genere meramente letterario: i particolari non valgono piú che come simboli, e la rappresentazione non è piú che un’occasione per fare sfoggio di dottrina: genere allegorico-didascalico, di cui potrei recare ad esempio il Tesoretto di ser Brunetto Latini.