Pagina:De Sanctis, Francesco – Lezioni sulla Divina Commedia, 1955 – BEIC 1801853.djvu/153

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francesca da rimini i47


Dante che comincia questo canto commosso; che usa le immagini piú delicate, quasi apparecchio alla scena; che al nome delle donne antiche e de’ cavalieri rimane per pietá quasi smarrito; che al primo racconto resta fuori di sé; e quando Virgilio gli ha parlato, non può rispondere subito, e risponde come trasognato e parlando a sé stesso, né può volgere il discorso a Francesca senza piangere; nella fine si abbandona come corpo morto, e non è la donna che parla, ma l’uomo che piange che fa su lui l’ultima impressione. In questa graduata espressione di pietá è egli necessario un perché? — Perché dovè ricordarsi di un peccato simile da lui commesso. — Questa grossolana spiegazione non ci rivela un uomo straniero nel chiostro ad ogni affetto umano e avvezzo a sentir colpe nel confessionale? Dante è l’eco dolorosa dell’inferno; un uomo vivo che porta laggiú un cuore di uomo e rende profondamente umana la poesia d’un regno invisibile.