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Pagina:De Sanctis, Francesco – Lezioni sulla Divina Commedia, 1955 – BEIC 1801853.djvu/180

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i74 secondo corso tenuto a torino: lez. ii


l’altro vende l’anima, di cui egli fa una prostituta: in terra tra le ricchezze e gli onori, nell’inferno tra lo stesso letamaio accanto a Taide.

L’Inferno dantesco risplende di un’intera giovinezza per la veritá delle sue concezioni tolte dal profondo della coscienza. Diverso è il lor destino in terra, ma solo in apparenza; perché se un osservatore volgare vede di qua oro ed onori e di lá dispregio, un acuto osservatore che guarda non a quello che si esprime, ma a quello che sta nel fondo della coscienza, vede di sotto agli inchini e sorrisi degli adulati trapelare lo stesso disprezzo, una stessa formola diversamente applicata all’uno ed all’altro: — Io uso di te e ti disprezzo. —

Quale è questo canto, tale fate conto che sia Malebolge: è una situazione nuova da cui germina un mondo nuovo; dagl’incontinenti e da’ violenti noi passiamo a’ fraudolenti. E se volete intendere le nuove corde che qui fa vibrare il poeta, vi è mestieri di affisarvi con me nella situazione che lo ha ispirato.

Vi sono due mondi, o signori. Vi è un mondo in cui l’individuo si manifesta in tutto il rigoglio delle sue facoltá, senza che egli s’intoppi in un ordine sociale esterno, che lo moderi o lo costringa. Non che un ordine sociale vi manchi del tutto; anzi gli elementi interiori che lo costituiscono, religione, patria, libertá, onore, sono in quel tempo passioni gagliardissime, perché ciascuno le trova nella sua coscienza, come parte di sé, e non impostegli dal di fuori, non divenute ancora un ordine di cose esterne che si faccia ubbidire. È il mondo dell’epopea, il mondo di Omero e dell’Ariosto. E vi è un altro mondo in cui tutto è predeterminato e prevenuto, in cui l’individuo sparisce nell’essere collettivo, e dove l’epopea è impossibile; perché quell’insieme sociale che ella dee cantare, è meccanicamente ordinato con la precisione d’un codice, da cui non si può cavare alcuna poesia. Il poeta allora, lasciata la societá, prende per materia i singoli individui, ed esprime il contrasto che scoppia tra individui possenti di passioni e di caratteri e quell’ordine esterno in cui vanno a frangersi, divino o umano, fato o legge