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Pagina:De Sanctis, Francesco – Lezioni sulla Divina Commedia, 1955 – BEIC 1801853.djvu/186

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Lezione III (XXV)

[CARATTERE DEL COMICO
E DIFETTO DI RAPPRESENTAZIONE:
MAESTRO ADAMO]


Cominciando le lezioni sull’Inferno, io mi posi questa domanda: — L’inferno è il regno del male e dell’errore; esteticamente, del brutto: come Dante ha trasformato il brutto e levatolo a poesia? — A questa domanda abbiamo soddisfatto nell’inferno degl’incontinenti e de’ violenti: ivi sono colpevoli, ma grandi e passionati colpevoli. Nella rappresentazione è grandezza di caratteri e di passioni; nella impressione è pietá ed ammirazione. Ma in Malebolge la scena è mutata: nella rappresentazione avete il male abbietto e vizioso o prosaico, e nella impressione il disprezzo e lo schifo. Come si trasforma questo brutto? Che cosa è di poetico in Malebolge?

Due sole cose, io vi dissi, o signori, il fatto esterno ed una persona. Il fatto esterno è la colpa, la quale separata dal colpevole e considerata in se stessa può avere in sé alcuna grandezza. Bertramo è un personaggio ignoto; ma il fatto uscito da lui genera il sentimento sublime dell’orrore, come tutto ciò che viola le leggi della natura, il delitto di Edipo e di Mirra, il fero pasto del conte Ugolino, la ribellione di un figlio contro il padre. La poesia non è nel colpevole, ma nella colpa e nel castigo, o piuttosto nella colpa poiché essendo il castigo un