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230 secondo corso tenuto a torino: lez. viii


Tasso, il quale, in un tempo che era moda paragonare i lavori poetici ad un solo modello immutabile, nella sua Gerusalemme Conquistata per voler troppo rassomigliare ad Omero cessò di rassomigliare a se stesso e fece un aborto. Merito principale della scienza odierna è d’aver proscritto questa critica di paralleli, che incadaverisce l’arte. Un lavoro è come un individuo, che ha la sua anima, il suo pensiero, la sua personalitá, e se in luogo di comprendere la sua natura, voi vi contentate di paragonarmelo con un altro lavoro, voi spogliate amendue di quello che ciascuno ha in sé di proprio e d’incomunicabile, in che è la sua vita, e vedete in esso qualitá comuni svelte dal concreto in cui si differenziano, e perciò mere astrazioni: non sono piú due poesie, sono due esseri mutilati, due cadaveri che voi mi ponete accanto. E da questo astrarre il comune dal concreto, in cui [un’opera] vive, sono nati i luoghi comuni e le regole astratte ed i modelli immutabili, che fanno dell’arte un mestiere un meccanismo, e che sono il fondamento delle grammatiche delle rettoriche e delle poetiche, che anche oggi s’insegnano nelle nostre scuole. Paragonarmi e discutere della preminenza tra Purgatorio ed Inferno è piú assurdo forse che le celebri contese intorno all’Orlando e la Gerusalemme: poiché tra questi è almeno alcuna comunanza, uno stesso fondo cavalleresco, lá dove tra quelli non è alcuna attinenza, e sono proprio due mondi diversi essenzialmente di fondo e di forma. Maravigliarsi dunque che nel Purgatorio non si trovino le stesse bellezze dell’Inferno, gli è come maravigliarsi che il purgatorio sia purgatorio e non inferno. E se vogliamo maravigliarci di qualche cosa, maravigliamoci piuttosto che il poeta abbia qui saputo dimenticare cosí compiutamente l’antico se stesso. Un artista, quando si pone ad un lungo lavoro, contrae certi abiti che diventano la sua maniera, un certo modo di concepire, di disporre, di colorire. Nei romanzi del Guerrazzi, differentissimi di situazione, trovi lo stesso stile, lo stesso stampo, un continuo ripetere e copiare se stesso. Ma Dante s’immedesima in modo nella sua nuova situazione che vi ribattezza e ricrea il suo ingegno, e si fa un altr’uomo, e questo senza sforzo, con una spontaneitá,