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Pagina:De Sanctis, Francesco – Lezioni sulla Divina Commedia, 1955 – BEIC 1801853.djvu/240

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234 secondo corso tenuto a torino: lez. viii


ogni contrasto; il loro dolore è raddolcito dalla speranza del cielo; esse sentono giá in sé il paradiso. Cosi il pentimento di papa Adriano, patetico quando succede, quando le passioni fervono ancora, è per lui, vincitore giá di quelle passioni, una ricordanza lontana che non vale a turbarlo dalla sua calma e dal suo paradiso: la pace dell’anima si trasfonde ancora nelle sue parole.

L’inferno sta nel purgatorio non in realtá, ma in ricordanza; il paradiso parimente vi sta non in realtá, ma in desiderio; la stessa situazione genera la stessa poesia. Come l’inferno ricomparisce nel purgatorio per via d’esempli e di pitture, cosí il paradiso vi è prenunziato per via d’esempli e di pitture. Gli avari ricordano esempli di povertá, ricordano Maria e Fabrizio. I superbi veggono scolpiti esempli d’umiltá, figure ammirabili di delicatezza, e d’evidenza. Ma il paradiso non vi sta solo in pittura, perché, giá iniziato nelle anime purganti, vi sta come desiderio che scalda il cuore, permane nell’anima e vi diviene qualitá o stato morale. Il qual fervore interno si manifesta nell’amore che stringe le anime insieme e ne fa quasi una sola famiglia. Quando una schiera d’anime s’avviene in un’altra, elle si baciano e fannosi festa, congaudendo, secondo la bella espressione di Dante. Il Purgatorio è perciò sparso di tratti delicatissimi, e di gentili affetti, che invano cercate nell’Purgatorio; come l’amicizia di Dante e Casella, la reverente maraviglia di Stazio, quando riconosce Virgilio, e l’impeto di sublime affetto, con che Sordello si gitta tra le braccia di Virgilio, quando riconosce in lui un suo concittadino. In tanta pace sembra che Dante stesso abbia dimenticato per poco i dolori dell’esilio e gli odii di parte, e levatosi nella regione serena dell’arte siasi fatta una corona di artisti, Buonagiunta da Lucca, Oderisi, Sordello, Casella, Guido Guinicelli, Arnaldo Daniello, co’ quali s’intrattiene in cari ragionamenti, o talora intorno all’arte. Ma questi affetti non sono tempestose passioni come nell’inferno, che turbino il senso e l’immaginativa, non tolgono la calma; il desiderio amoroso del paradiso vi è senza ansietá, senza inquietudine, accompagnato colla sicurezza d’essere soddisfatto un giorno. Quindi quella pace interiore, che dá un non so che di mite e di tempe-