Pagina:De Sanctis, Francesco – Lezioni sulla Divina Commedia, 1955 – BEIC 1801853.djvu/303

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il paradiso 297


Ma tutto ciò che la satira ha di piú poetico si trova nella rappresentazione che fa S. Pietro de’ vizii del papato. Magnifica è la parte teatrale. Dapprima vedi la luce in tutta la sua magnificenza e la letizia celeste nella sua piú alta espressione lirica; indi come contrasto al trascolorare di S. Pietro trascolora il paradiso ed acquista una fisonomia; Beatrice muta sembianza,

                                         Siccome donna onesta che permane
Di sé sicura e per l’altrui fallanza
Pure ascoltando timida si fane.
     

Nelle prime parole di S. Pietro l’indignazione si rivela in una vivace antitesi tra la sua Roma e quale era divenuta; giá cimiterio suo, ora cloaca; giá luogo suo, ora usurpato da Bonifazio. L’indignazione suscita l’immaginazione, e ne fa scoppiare immagini originali ed ardite.

                                         Né che le chiavi che mi fur concesse
Divenisser segnacolo in vessillo
Che contro a’ battezzati combattesse;
     Né ch’io fossi figura di sigillo
A privilegi venduti e mendaci
Ond’io sovente arrosso e disfavillo.
     

Lezione VIII

[L’elogio: S. Francesco e S. Domenico.]


La satira continua sotto la forma di elogio. Nel milledugento la Chiesa pericolante per interna corruzione e per eresie ebbe a puntello S. Francesco e S. Domenico, l’uno restitutore della povertá evangelica, l’altro combattitore intrepido contro l’eresia. Gli ordini da loro fondati erano giá degeneri a’ tempi di Dante, e rivali. Con satirica intenzione Dante fa fare a S. Tom-