Pagina:De Sanctis, Francesco – Lezioni sulla Divina Commedia, 1955 – BEIC 1801853.djvu/367

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esposizione critica della divina commedia 36i


giunto al valore intrinseco della poesia, che ha in sé medesima il principio della sua esplicazione.

Quanto alla forma, la Divina Commedia è una visione narrata, nella quale tutto è rappresentato in singoli quadri, ciascuno compiuto per sé, senza un’azione che si snodi di mezzo al contrasto delle passioni: il qual difetto inerente alla natura dell’argomento toglie molta parte di quella sospensione e diletto che rende tanto popolari l’Iliade, l’Orlando e la Gerusalemme. Ciascuno de’ tre mondi ha i suoi compartimenti, ordinati secondo divisioni scientifiche e morali: ed ogni specie è una compiuta totalitá che comprende in s^ la forma generale: sono diverse pitture di una stessa storia. Il poeta apre, d’ordinario, la scena con la descrizione del luogo; indi gitta un rapido sguardo sui gruppi, distinti di abitudine e di espressione: di mezzo a’ gruppi si erge il personaggio principale, l’individualitá, con la sua forma propria e spiccata: qui comincia il dialogo, ed alla evidenza del pennello succede l’eloquenza della parola. L’unitá di questa vasta comprensione non è né in un’azione particolare, né in un protagonista: l’unitá è la stessa comprensione, vivente indivisibile unitá organica, i cui momenti si succedono e si riflettono nello spirito del poeta, non ordinati pedantescamente, come morto aggregato di parti separabili, ma penetranti gli uni negli altri, mescolantisi, immedesimantisi, com’è la vita nella sua veritá.

Si è disputato a qual genere di poesia appartenga la Divina Commedia. Il poeta ha trovato egli stesso il nome del suo lavoro, chiamandolo il poema sacro. Esso è l’epopea divina, la storia di Dio nella sua ultima ideale espressione; o piuttosto esso non é propriamente il genere, ma il Tutto, contenente in sé il germe di ogni varia esplicazione dell’arte moderna. Di mezzo al narrativo e al descrittivo spunta il dramma in tutte le sue gradazioni, la lirica in tutte le sue forme. Non è la Divina Commedia questa o quella poesia, ma la Poesia, la quale dal sublime negativo esce fuori sotto la forma dell’umana bellezza, luce riflessa, immagine ancora velata, ma trasparente, infino a che, fattosi il velo piú e piú sottile, essa brilla in tutta la sua purezza ideale, nel regno stesso della luce.