Pagina:De Sanctis, Francesco – Lezioni sulla Divina Commedia, 1955 – BEIC 1801853.djvu/381

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esposizione critica della divina commedia 375


Questa forma generale dell’umana espiazione riceve un’espressione particolare nelle varie penitenze, le quali non sono immagini sensibili delle passioni, come spesso nell’inferno, ma quasi sempre il contrario di esse, simili piuttosto alle virtú, da cui quelle allontanano. Cosi i golosi si purgano per digiuno; i superbi stanno rannicchiati a terra sotto gravi pesi, ecc. Tanto nel luogo, quanto nelle penitenze il concetto si manifesta con grande chiarezza, ma senza molta varietá e determinazione. Il pensiero soverchia la forma, e l’autore si contenta per lo piú di esporre in maniera didattica il significato di quello che vede: narra e ragiona piú che non descriva. Ciò che è simbolo nella qualitá del luogo e delle pene diviene sentimento nelle parole de’ personaggi. Il pentimento è un fatto interiore, il quale, rappresentato nel momento della conversione, quando l’anima nel primo entrare in se stessa si sente combattuta da contrari affetti, può pervenire a quella perfetta esplicazione subbiettiva, che ammiriamo nell’Innominato de’ Promessi sposi. Ma qui lo spirito non è in quello stato di opposizione e di contraddizione che rende si drammatico l’affetto. La situazione è assai semplice: i personaggi si esprimono in brevi parole, con tranquillitá d’animo, e, certi della loro beatitudine, poco fermano lo sguardo sulla loro vita passata. Ciò che domina in loro è la serenitá e la calma, bellezza tutta cristiana: ché la fede in un Dio di misericordia e di amore rende bello il volto del cristiano morente, e fa tralucere sulla materia agonizzante l’immortalitá dello spirito.

                               .    .    .    .    .    .    .    .    io mi rendei
Piangendo a Quei che volentier perdona.
     Orribil furon li peccati miei;
Ma la bontá infinita ha si gran braccia,
Che prende ciò che si rivolve a lei.
     

Ma bene si è levato il poeta a tutto ciò che il pentimento ha di piú patetico ne’ canti trentesimo e trentesimoprimo, ove non è giá una calma ricordanza., ma posta in atto una vera scena drammatica, nella quale è lo scioglimento del nodo dell’azione. E noto l’amore che Dante portò alla figliuola di Folco Portinari;