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esposizione critica della divina commedia | 399 |
In forma dunque di candida rosa Mi si mostrava la milizia santa, Che nel suo sangue Cristo fece sposa. Ma l’altra, che volando vede e canta La gloria di Colui che la innamora, E la bontá che la fece cotanta, Sf come schiera d’api, che s’infiora Una fiata, ed altra si ritorna Lá dove il suo lavoro s’insapora, Nel gran fior discendeva, che s’adorna Di tante foglie; e quindi risaliva Lá dove lo suo amor Sempre soggiorna. Le facce tutte avean di fiamma viva, E l’ale d’oro; e l’altro tanto bianco. Che nulla neve a quel termine arriva. Quando scendean nel fior, di banco in banco Porgevan della pace e dell’ardore, Ch’egli acquistavan ventilando il fianco. |
Nondimeno la presenza di Dante è cagione che i Beati ricordino talora la lor vita passata e degnino del loro sguardo la terra, ora laudando i fatti de’ loro compagni, come è il panegirico di S. Domenico e di S. Francesco, piú spesso sferzando i vizi, quando pe’ generali e quando con cruente applicazioni: di che basterá produrre in esempio le sdegnose ed eloquenti parole di S. Pietro, che fanno trascolorare il paradiso.
O cupidigia, che i mortali affonde Si sotto te, che nessuno ha podere Di ritrar gli occhi fuor delle tue onde! Ben fiorisce negli uomini ’l volere; Ma la pioggia continua converte In bozzacchioni le susine vere. E fede ed innocenza son reperte Solo ne’ pargoletti; poi ciascuna Pria fugge, che le guance sien coperte. |
Nobilissimo è il racconto che fa Giustiniano de’ casi dell’antica Roma, in istil grave e magnifico, proporzionato all’alto sub-