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esposizione critica della divina commedia | 403 |
Il poeta non confuta, non argomenta, ma si tiene su’ generali, e biasima e flagella, talora con solenne gravitá, talora con l’efficacia della satira, come nel canto ventesimonono nella digressione di Beatrice, che è una filippica egregia per forza comica e per bile poetica.
Sí che laggiú non dormendo si sogna. Credendo e non credendo dicer vero; Ma nell’uno è piú colpa e piú vergogna. Voi non andate giú per un sentiero Filosofando; tanto vi trasporta L’amor dell’apparenza, e ’l suo pensiero. |
Questa parte, avvivata dal sarcasmo e dall’ironia, non è senza molta attrattiva, rallegrando e rinfrancando l’attenzione; ma essa vi sta per incidente e quasi a dar risalto col contrapposto della vana scienza umana alla trattazione dommatica, nella quale largamente si distende il poeta.
Si è molto conteso, in ispecialitá a’ nostri tempi, delle attenenze che sono tra la scienza e la poesia ed il confine che le distingue. Il poeta non pensa, ma contempla, non discorre, ma dipinge, non investiga, ma sente: la poesia è l’incarnazione del pensiero piú o meno perfetta, profondato nella forma con quella stessa spontaneitá, con la quale vive nella natura; laddove la scienza è il pensiero rivelantesi e contemplante se stesso nella riflessione della coscienza.
Le belle arti per la natura propria del loro strumento non possono che difficilmente travalicare i termini lor posti: sola la poesia può trascorrere di lá dalla sua natura infino al pensiero puro, come quella che ha il suo strumento comune con la scienza e con l’eloquenza di una universalitá proporzionata alla grandezza della creazione, la quale essa può esprimere in tutt’i suoi momenti. Per questo privilegio, che ha la poesia fra le sue sorelle, il poeta può alla rappresentazione aggiungere la parte didattica, facendosi egli stesso l’interpetre ed il filosofo delle sue invenzioni, come fa Dante nell’Inferno e nel Purgatorio. Ma la scienza, come si è veduto, è nel Paradiso un momento essenziale