Pagina:De Sanctis, Francesco – Lezioni sulla Divina Commedia, 1955 – BEIC 1801853.djvu/429

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nota 423


Di Dante non disse nulla, ma fece la storia dello stile pigliandolo quando è parola morta, come nei dizionari e vocabolari, poi diventa frase. Disse diverse definizioni dello stile; gli antichi dicevano: è la veste del pensiero. Buffon disse: «Le style est l’homme». De Sanctis fece tutta una figliazione per cui da questa definizione si giunge al «humour» e all’ironia. Si scatenò con ragione contro gli adoratori della forma nella poesia ove il concetto è secondario e spesso nullo: è una bella casa senza abitatore. Disse però che costoro sono quelli che piú figurano nella societá, perché il loro parlare è fiorito e facile e che le persone di genio parlano poco, perchè non parlano che opportunamente<ref>Op. cit., pp. i75-76. Di questa lezione avanzano degli appunti scarni e poco decifrabili nelle «Carte desanctisiane» della Bibl. Naz. di Napoli, ms. XVI. C. 49; perciò ho tralasciato di riportarli in appendice./ref>.

Il 23 marzo trattò del concetto nel brutto1, il 30 del modo come Dante trasformò il brutto, ossia della depravazione dell’anima2, il 2 aprile dei gradi della depravazione, il 6 della passione, posta tra l’indifferente e il brutto3. In altre sette lezioni discorse della natura dei luoghi nell’inferno, dei demòni, dei gruppi di anime, della fusione dei vari elementi nel canto III, degli episodi di Francesca da Rimini, di Farinata, di Cavalcante. In tutto il De Sanctis pronunziò nel primo corso non meno di 24 lezioni, poiché in un fascicoletto delle sue carte, possedute dalla Bibl. Naz. di Napoli e segnate XVI. A. 72, quella del 30 marzo è indicata come XV, quella del 2 aprile come XVI e quella del 6 come XVII. Anche nel secondo anno egli cominciò il corso molto tardi per la straordinaria rigidezza dell’inverno, come ricordò nella prima lezione su Pier della Vigna4.



  1. Nel ms. cit. la lezione porta il titolo: «Come si trasfigura il brutto?»
  2. Nei mss. XVI. A. 72, che la signora Anna Purpo, vedova Laurini, cede alla Bibl. Naz. di Napoli, la lezione è intitolata: «Come Dante ha trasformato il brutto?» e porta il numero progressivo XV. Sergio Romagnoli, nel suo studio: Francesco De Sanctis a Torino e i suoi studi su Dante (in Studi Urbinati, a. XXVIII, N. S. B., nn. i-ii, 2954, p. 82, n. 53), osserva che dopo la lezione, da me numerata come XII, dovrebbe inserirsi quella del 23 marzo; che il titolo di questa: «Come si trasfigura il brutto?» sembra logicamente collegarsi con quella da me segnata come XIII, la quale, come si è detto, è intitolata: «Come Dante ha trasformato il brutto?». Confermano — egli aggiunge — la supposizione, le date (23 e 30 marzo), e, per di più, la continuitá del testo. Ma non è possibile, secondo me, inserirla, perché il contenuto di essa è identico a quello della XII. Il De Sanctis, servendosi della lezione del 23 marzo, raccolta da qualche uditore, la rielaborò dandole quella forma che ha ora la nostra XII.
  3. Mss. XVI. A. 72.
  4. F. de Sanctis, Saggi critici, a cura di L. Russo, Bari, Laterza, i952, I, p. i04.