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dante 57


reale, com’io ve l’ho mostrato. Che cosa egli cerca nell’altro mondo? Cerca pace e salute, la libertá dello spirito.

                                         Libertá va cercando ch’è si cara.                

Cerca che il suo disio e il velle sia come ruota che ugualmente è mossa. Ma la via di salute non è privilegio di questo o quell’individuo: è concessa a tutto il genere umano: il mezzo per giungervi è comune. Sgombrate dal vostro animo i terrestri ardori, lasciatevi guidare dalla Ragione e dalla Fede, e sarete salvi. Dante, parlando di se stesso, ha mirato egli piú alto? Nella sua redenzione ha egli rappresentato la redenzione dell’uomo? È fuori di dubbio: Pietro Alighieri l’ha notato il primo. Il qual concetto generale non si cava, raffrontando i particolari individuali con le qualitá del pensiero sottinteso; ché non vi è somiglianza; né qui vi è orma di questa specie di allegoria: e neppure astraendo da Dante ciò ch’egli ha di personale; ché cosí voi me lo annullate. L’umano lampeggia sotto il personale, l’uomo sotto l’individuo, l’idea sotto la realtá. E però nel passaggio miracoloso dell’Acheronte, nelle parole di Virgilio a’ demòni resistenti, a’ rimbrotti dell’angiolo, che disserra le porte di Dite, ogniqualvolta il poeta passa di uno stato in un altro, avanzando nella via del bene, tu non trovi niente di particolare che si riferisca unicamente a Dante. E parimente la volontá divina vi è annunziata in maniera generale, come guidatrice e redentrice dell’uomo ch’ella toglie al demonio. Dante sparisce di mezzo: sono in presenza Dio e il demonio, il bene e il male.

                                         Vuolsi cosí colá dove si puote
Ciò che si vuole, e piú non dimandare.
               

E, per dirne un’altra, credete voi che quando l’angiolo incide sulla fronte del poeta le sette P, questo essere carico di tutt’e sette i peccati mortali sia Dante? Certo è Dante non per quello ch’egli ha in sé di proprio, ma per quello ch’egli ha di umano in quanto uomo, il quale per la