Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. I, 1952 – BEIC 1803461.djvu/125

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pier delle vigne ii9

La sua immaginazione gli presenta quei corpi che penzolano, «i nostri corpi», ma quel «nostri» desta un’immagine in confuso e collettiva; egli vede tra gli altri il suo proprio corpo, e sente il bisogno di singolarizzare quel plurale:

«Ciascuno» al prun dell’ombra sua molesta.
Tal è questo canto, una ricca armonia che dal misterioso e dal fantastico va digradando i suoni flebili e soavi.

Ed ora addio, grandi caratteri e grandi passioni! Malebolge ci attende, la sede dell’atroce, del ridicolo e del disgustoso.

[Nello «Spettatore» di Firenze, a. I, n. 23, 8 luglio i855.]