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la «divina commedia» versione di lamennais 121

trapassa in francese co’ suoi accessorii, col suo colorito, con la sua armonia; e questo ei fa senza sforzo, senza frasi, con tanta evidenza e con un fare sí naturale, che quel pensiero ti par nato in francese; cosa mirabile! è una traduzione potentissima ed insieme strettamente letterale. Con la sapiente collocazione delle parole, con l’audacia delle inversioni egli ti crea una specie di prosa ritmica, che simula l’armonia dantesca; con ardite ellissi, con tragetti e scorciatoie ed uso maestrevole di particelle serba tutto il nervo e la brevitá della maniera dantesca. Dante dice cose profonde in immagini vive e spesso con semplicitá: la metafisica stessa di sotto alla sua penna esce statua; alla qual perfezione plastica si alza non di rado il Lamennais, fatto despota della sua lingua, ma despota intelligente. E si è con molto accorgimento aiutato dei primi classici francesi, tal che nel colore e nel giro senti un sapore di antico, che ti ricorda Amyot e Montaigne. Ma per non rimanere sui generali, io voglio raffrontare questa versione con quella pur letterale del Brizeux, e scelgo alcuni esempli, nel canto di Ugolino:


Ce pécheur détourna sa bouche du féroce repas.


Eccetto il «détourner», che è ben diverso dal «soulever» qui il senso vi è esattissimo: ma niente altro. La poesia è fatta prosa e prosa familiare: è Dante in veste da camera: una vista di tant’orrore è espressa con quel tono di conversazione, onde altri direbbe: — Andiamo a passeggiare o a desinare. — Bene altrimenti il Lamennais:


De l’horrible pâture ce pécheur souleva la bouche.


Quanta proprietá in quel «pâture», che ti risveglia nella mente la natura di quel pasto, atto bestiale, come dice piú sopra il poeta! E nell’ordine delle parole e nell’armonia che ne nasce, non sentite qualche cosa d’insolito? La fantasia del Lamennais è percossa dall’orrore; non è solo il significato, ma l’impres-