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delle «opere drammatiche» di f. schiller i3

gegno di Goethe, ei non ritrae della vita che il solo suo lato visibile ed umano. Il che forse era consentaneo non solo alla sua filosofia, ma piú ancora alla natura del suo ingegno. Egli ha piú suavitá che forza, piú giudizio che audacia, piú gusto che genio; o, per dir meglio, il suo genio è nel suo cuore si caldo di affetto, dove trovi ad un tempo la candidezza di un fanciullo e l’ardore di un giovine. Molti poeti si ammirano: Schiller si ama. Egli ha la chiave del nostro cuore, e muovelo a suo talento; ma care sono le lagrime che egli ti trae dagli occhi, e nel piú profondo dolore vi è sempre alcun che di delicato, che allontana lo strazio e ti lascia dolcemente malinconico. I giovani di Schiller sono i personaggi dai quali move principalmente l’affetto. Il giovine è il suo idolo, il suo prediletto: sembra quasi che in quelle vergini e schiette nature ei si compiaccia a dipinger sé stesso. Collocato nel mondo moderno, l’ingenuo giovane vi sta come straniero, guardato con compassione e con disprezzo da quelli che si chiamano uomini. La sua generositá è stravaganza, la sua dignitá è superbia, la sua fede è utopia, la sua bontá è inesperienza: ei non conosce il mondo, e glielo insegna un Ottavio! Nel mondo moderno l’ideale è rappresentato dal giovane: ecco il suo significato ne’ drammi di Schiller: vivente solo co’ suoi sogni e col suo cuore, incompreso e deriso, ei muore vittima incontaminata de’ bassi intrighi e delle codarde passioni altrui. Carlo Moor, Ferdinando, Don Carlo, Massimiano, Amalia, Luisa, Tecla, tale fu il vostro destino! La vostra colpa innanzi a quelli che vi uccisero fu la vostra bontá; voi avevate un’anima, e ricusaste di farvi istrumento in mano de’ nostri carnefici. Il mondo non ha per voi che una fredda ironia; ma quei pochi, ai quali la dignitá umana non è vana parola, il mondo calpestano e voi invidiano e adorano. Né io posso pensare a voi senza lagrime: la compagnia dei giovani è stata il mio universo, la luce della mia anima. Quanto li ho amati! Come parea bella la vita in mezzo a loro! quanti sogni, quante speranze! eravamo tanto contenti! i nostri giorni scorreano in una celeste armonia!... Schiller serbò fino all’ultimo la gioventú del suo cuore, dono prezioso e quasi divino: i suoi giovani sono il riverbero della