Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. I, 1952 – BEIC 1803461.djvu/256

Da Wikisource.
250 saggi critici

dell’arte; perché, se non si può uscire dal mediocre, se ne abbia almeno coscienza; e se l’arte è fiacca, rimanga sano il giudizio; né ci avvenga che si confonda, per esempio, Felice Romani con Giacomo Leopardi, come un critico veneziano ha osato di fare, o che si corra, subito, a dire: — Ecco l’Heine italiano! — Talora, la buona critica prenunzia il rinnovamento dell’arte.

Quando parlo di un Heine italiano, non alludo a questo ed a quello; e tanto meno, al nostro autore. Ho letto il suo libro, e lo stimo. Non so s’egli abbia fatto degli altri lavori; ma questo è tale che si può sperar bene di lui. Quando si studia di far lo spiritoso, talora cade nello sforzato o nel freddo; ma, non di rado, gli escono tratti di spirito, tanto piú felici quanto meno cercati. Manca d’invenzione e di profonditá; ma vi supplisce in parte con un costante buon senso, cosí raro ai giorni nostri. Riesce, sovente, nel far la caricatura di sé stesso; massime quando la caricatura non è un ozioso passatempo, ma tende a colpire certi difetti. Cosi l’autore fa una lunga descrizione del S. Gottardo; quando, poco poi, come riscotendosi, aggiunge: «Rileggendo questo viluppo di frasi, mi sento gran voglia di ridere». — Qui, si ride a spese della retorica. E con la retorica, l’ha, proprio, di cuore. Nella descrizione del Lago Maggiore, paragona le isole Borromee a cigni, che si diguazzano nelle acque. E soggiunge: «Duoimi di aver, giá, messo in opera il classico paragone dei cigni, il quale mi verrebbe meglio in acconcio, parlando delle bianche vele». Qui, c’è un’intenzione umoristica; mentre tu stai, tutto serio, a sentire il suo paragone dei cigni, ecco una fragorosa risata; e, di sotto al serio, scoppiare un ridicolo, che vi è, veramente. Ed ha ragione di prendersela con la retorica, poiché il suo stile ne è affatto puro; e qui è il suo maggior pregio. Scrive rapido, spedito, facile, con perspicuitá, con naturalezza, piuttosto arido che gonfio, talora semplice; stile raro, in un tempo che gli scrittori tendono generalmente all’ampolloso ed all’esagerato.

Ma queste qualitá non bastano a nascondere la povertá del fondo. Non hai, innanzi, un’anima ricca che si espanda, tri-