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LAVORI DA SCUOLA


— Che lavori hai fatto finora? — , domandavo io a uno tra i primi discepoli capitatimi a Torino. Ed egli, per darmene un saggio, me ne citò tra gli altri uno su questo argomento: «Roma che parla a Cesare nel passare ch’egli fa il Rubicone». Misericordia! Ricordaimi che in alcune scuole di Napoli si soleva pur fare cosí, e dissi tra me e me: — Tutto il mondo è paese! — . Nondimeno, è giá qualche tempo che da’ piú sono posti in bando questi temi retorici, caduti in discredito, fatti segno al ridicolo; e predicare oggi contro le declamazioni retoriche mi sembra una vera declamazione. Il pericolo non è piú nella retorica, ma nel rimedio contrapposto da alcuni, che è anch’esso un male. Si davano de’ temi astratti, indeterminati, senza contorni, senza determinazioni di luogo e di tempo: e costoro ti vengono innanzi ora con sotto il braccio un trattato di storia naturale o di botanica o di geografia. Una volta do a descrivere i giardini pubblici di Torino; ed uno mi parla di nord e di sud, ed un altro dell’erba tale e dell’albero tale: la scuola aveva in loro instillata un’anima artificiale. L’anima del giovane è cosí espansiva! Innanzi allo spettacolo della natura tante immagini, tanti sentimenti si affollano avanti! Oibò: uccidete tutto questo, e parlatemi di nord e di sud. Prima si voleva ne’ componimenti un certo calore fattizio, il quale, poiché non veniva dal cuore, era tutto nelle parole: apostrofi, epifonemi, ipotiposi, esclamazioni, interrogazioni; e costoro richiedono al contrario una ma-