Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. I, 1952 – BEIC 1803461.djvu/8

Da Wikisource.
2 saggi critici


Giovanetto, Recanati era per lui la stanza della biblioteca paterna; vi entrò recanatese, ne usci cittadino del mondo. Ché tale è la scienza, la quale rende l’uomo contemporaneo de’ passati e meditativo dell’avvenire, e dá all’anima un occhio che abbraccia l’universo. Ma a Leopardi l’universo tu muto, e la vita senza degno scopo, a cui volger potesse la forza invitta dell’animo; a lui crudele la fortuna e gli uomini. In giovane etá vide sparita per sempre la sua giovinezza; visse oscuro, avuto fama ed invidia postuma; ricco e nobile, e patí miseria e disprezzo; e non gli rise mai sguardo di donna, solitario amante di sua mente stessa, a cui ponea nome Silvia, Aspasia, Nerina. Onde con precoce ed amara conoscenza quello che noi stimiamo felicitá, reputò illusione ed inganni di fantasia; gli obbietti del nostro desiderio chiamò idoli, ozii le nostre fatiche, e vanitá il tutto. Cosi ei non vide quaggiú cosa alcuna pari al suo animo, che valesse i moti del suo cuore; e piú che il dolore, l’inerzia, quasi ruggine, consumò la sua vita; solo, in questo ch’ei chiamava «formidabile deserto del mondo». In tanta solitudine la vita diviene un dialogo dell’uomo con la sua anima, e gl’interni colloquii rendon piú acerbi ed intensi gli affetti rifuggitisi amaramente nel cuore, poi che loro mancò nutrimento in terra. Tristi colloqui e pur cari, onde l’uomo, suicida avoltoio, rode perennemente sé stesso, ed accarezza la piaga che lo conduce alla tomba.

Leggete ora le sue lettere. Voi vi troverete questa lamentabile istoria. Prima cagione di dolore è Recanati; l’animo giá capace dell’universo sentesi angusto in un oscuro villaggio, crudele al corpo e mortale allo spirito. «La terra è piena di maraviglie, egli scrive al Giordani, ed io di diciotto anni potrò dire: In questa caverna vivrò, e morrò dove son nato!» Allora ei varca col pensiero i confini della sua prigione natia, e con l’occhio fiso in piú largo orizzonte, esclama: «Mia patria è l’Italia, per la quale ardo di amore, ringraziando il cielo di avermi fatto italiano». E lascia Recanati: e giunto in Roma, il crediamo alfine contento, ed egli pure sei crede. Breve illusione! Roma, Bologna, Milano, Firenze, Napoli sono luoghi diversi, dov’ei