Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. II, 1952 – BEIC 1804122.djvu/189

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una «storia della letteratura» di cesare cantú i83

vere, per la inverisimiglianza delle finzioni e per altrettali difetti, abbiamo ragione di dirgli che ha un concetto storto della letteratura, e ha ottuso il senso estetico.

Per dimostrarlo con maggiore efficacia, prendiamo la prima delle sue osservazioni, che ha maggiore attinenza col valor letterario del libro.

Secondo il Cantú, la materia e lo scopo del poema è l’adulazione, essendo il fatto principale gli amori di Ruggiero e Bradamante, volto all’elogio di Casa d’Este. L’osservazione è stata giá fatta, e nessuno ha mai pensato a voler difendere l’Ariosto da questa taccia. Ma il Cantú esagera il fatto, quando lo considera come l’intenzione e Io scopo del lavoro, perciò come un difetto non accidentale e chiuso in sé stesso, ma sostanziale e quasi anima di quel vasto ordito, sí che vi penetri dappertutto e vizii tutto.

Che questa sia stata l’intenzione dell’Ariosto, è cosa che si può ammettere o negare, senza che questo abbia niente a fare col valor reale dell’opera. Un’opera ha la sua intenzione in sé stessa, e poco monta quale sia stata l’intenzione dell’autore. Se l’Ariosto ha voluto fare del suo poema un panegirico di Casa d’ Este, suo danno; il panegirico è sfumato, il poema è rimasto. Chi oggi ricorda piú quelle lodi, o si ricorda piú non che altro de’ nomi di quei duchi e duchesse? Tutto questo è dimenticato; il lettore lo gitta via da sé come un cencio inutile: segno che l’intenzione personale dell’autore ci sta come qualcosa di appiccicato e sovrapposto, e che il poema con quella e senza di quella resta in sé stesso compiuto e perfetto. L’errore del Cantú sta a considerare l’intenzione dell’Ariosto non come un accidente naufragato e dimenticato in mezzo a quel mirabile ordito, ma come la sostanza stessa e il principio organico del poema.

Secondo il Cantú, o questo è lo scopo del poema, o il poema e senza scopo. Ben altro sarebbe stato se il poeta avesse inteso «a rialzare la coscienza nazionale, ed elevandosi nelle serene regioni dell’eterna bellezza, avesse espresso il lato serio della vita, gl’impeti sublimi del cuore, la grandezza morale dell’uomo e della nazione».