Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. III, 1974 – BEIC 1804859.djvu/371

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nota 365


tenza, e molti promettono in suo nome non solo maraviglie, ma miracoli, divenuti con nuova superstizione i suoi idolatri. La Scienza può tutto, dicono, e si preparano nuovi disinganni. Ond’è ch’io mi sento poco disposto a panegirici, e voglio piuttosto dire a Lei la veritá, come si dee fare co’ Potenti, voglio misurare la sua forza, interrogarla: — Cosa puoi fare? — . Conoscere è veramente potere? Lascio stare che il conoscere esso medesimo è un problema : quel di lá che cerca dietro a’ fenomeni, è raggiunto, può raggiungersi mai? Risposte ci sono state e molte, ma la domanda ripullula [sempre] come non ancor soddisfatta. Lascio star questo, materia ringiovanita di vecchia discussione. E domando ancora : — Conoscere è veramente potere? La scienza è dessa la vita, tutta la vita? Può rigenerarla, arrestare il corso della corruzione e della dissoluzione, rimettere nuovo sangue nelle vene, rifare la tempra agl’ individui e a’ popoli? — . Certo ella può [come assoluta signora, fare, disfare, rifare], ricomporre gli elementi, trovare nuove combinazioni, creare nuove forme, suscitare nuove forze produttrici: il suo impero sulle forze meccaniche della natura è grandissimo: ivi sua è la forma, e sua la materia. Ma quando la materia le è data, e giá logora e giá scema quasi di succhi vitali, può la scienza spirarvi la vita, può dirle : — Sorgi e cammina — ? Sento dire: — Le nazioni risorgono per la scienza — . Può la scienza fare questo miracolo?

Giá, se guardiamo nelle antiche istorie, non pare. La scienza greca non potè indugiare la dissoluzione del popolo greco, né sanare la corruttela del mondo latino. Il rinascimento intellettuale in Italia fu insieme il principio della sua decadenza. Maggiore era la coltura, e piú vergognosa era la caduta.

Né è maraviglia. Perché la scienza è il risultato della vita, non il principio della vita. Apparisce, quando tutte le forze produttive che hanno reso grande un popolo, sono stanche, ed è piuttosto la nobile corona della storia, che stimolo e inizio ad una nuova storia. L’intelletto è l’ultimo a spuntare, e diresti non sia buono ad altro che a comprendere con straziante coscienza quella vita che gli fugge dinanzi. Dirimpetto alla morte acquistiamo coscienza della vita, e ce ne viene l’intelligenza, quando ce n’è mancata la potenza. Manca la fede e nasce la filosofia. Tramonta l’arte, e spunta la critica. Un popolo non ha piú storia, e compariscono gli storici. La morale si corrompe e vengono su i moralisti. Lo Stato rovina, e comincia la scienza dello Stato; gl’Iddii se ne vanno e Socrate li perseguita della sua ironia; la repubblica se ne va e Platone fantastica repubbliche ideali, l’arte se ne va e Aristotile ne fa 1 ’ inventario, la cristallizza, la chiude in regole, la vita pubblica si corrompe e sorgono i grandi oratori, Demostene e Cicerone, l’eloquenza delle parole succede alla eloquenza delle opere. I tempi sono neroniani, e Seneca moralizza; la guerra civile, rotto l’antico legame ellenico, pronunzia la fine della vita greca, il mondo latino si affretta verso 1’ ultima dissoluzione, ed ecco li,