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414 storia della letteratura italiana


chiama «favole», si accompagnano con altri racconti osceni e faceti o, come egli dice, «ridicolosi»; e sono le solite burle fatte alla gente semplice e grossa o, com’egli dice, «materiale». Il pretesto è uno scopo di volgare morale o prudenza, un «fabula docet»; ma in fondo l’autore mira a render piacevoli le sue Notti, eccitando il riso o movendo la curiositá. Non mostra alcuna intenzione letteraria, salvo nelle descrizioni, una goffa imitazione del Boccaccio; chiama egli medesimo «basso» e «dimesso» il suo stile; e dice che le invenzioni non son sue, ma suo è il modo di raccontarle. Non hai qui dunque contorcimenti, lenocini, artifici, eleganze: è un narrare alla buona e a corsa, in quella lingua comune italiana, di forma piú latina che toscana, mescolata di parole venete, bergamasche e anche francesi, come «follare» («fouler») per «calpestare». Non si ferma sul descrivere o particolareggiare, non bada a’ colori, salta le gradazioni, va diritto e spedito, cercando l’effetto nelle cose piú che nel modo di dirle. E le cose, non importa se di lui o di altri, contengono spesso concetti molto originali: come Nerino, lo studente portoghese, che fa le sue confidenze amorose al suo maestro Brunello, ch’egli non sa essere il marito della sua bella, onde Molière trasse il pensiero della sua École des femmes; o l’asino che co’ suoi vanti la fa al leone; o i bergamaschi che con la loro astuzia la fanno a’ dottori fiorentini; o la vendetta dello studente burlato dalle donne; o Flaminio che va in cerca della morte; o le nozze del diavolo. Il successo fu grande: si fecero in poco tempo del libro piú di venti edizioni, e di molte favole è rimasta anche oggi memoria. L’osceno, il ridicolo, il fantastico era il cibo del tempo: poi quella forma scorretta, imperfetta, ma senza frasche e spedita soprattutto nel vivo delracconto, dovea rendere il libro di piú facile lettura alla moltitudine che non gli Ecatommiti del Giraldi e le novelle dell’Erizzo e del Bargagli, di una forma artificiata e noiosa. Ma il successo durò poco. Anche la Filenia del Franco fu tenuta pari al Decamerone, e dimenticata subito. Manca allo Straparola il calore della produzione, e ti riesce prosaico e materiale anche nel piú vivo di una situazione comica, o nel maggiore