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iv - la prosa | 75 |
la scienza in verso; i prosatori traslatavano dal latino gli scrittori classici, i moralisti e i filosofi. Era un movimento di erudizione e di assimilazione dell’antichitá, che durò parecchi secoli e che ebbe una grande azione sulla nostra letteratura.
La materia, a cui piú volentieri si volgevano i traduttori, era l’etica e la rettorica, l’arte del ben fare e l’arte del ben dire. Una delle piú artiche versioni è il Libro di Cato o Volgarizzamento del Libro dei costumi, opera scritta in distici latini e divisa in quattro libri. L’opera ebbe tanta voga che se ne fecero tre versioni, ed è spesso citata dagli scrittori. Né è maraviglia, perché ivi la morale è nella sua forma piú popolana, essendo ciascuna regola del ben vivere chiusa in un distico, a guisa di motto o proverbio o sentenza, facile a tenere in memoria. Ecco un esempio:
Virtutem primam esse puto compescere linguam: |
Ed è tradotto egregiamente cosí:
Costringere la lingua credo che sia la prima vertude: quelli è prossimo a Dio, che sa tacere a ragione.
Esercizio utilissimo a’ giovani sarebbe il raffronto delle tre versioni, che ti mostra la lingua ne’ diversi stati della sua formazione. La terza versione, pubblicata dal Manni, ha per compagna l’Etica di Aristotile e la Rettorica di Tullio. Questa Rettorica di Tullio è il Fiore di rettorica, attribuito a frate Guidotto da Bologna e da altri con piú verisimiglianza a Bono Giamboni, e che comincia cosí: «Qui comincia la Rettorica nuova di Tullio, traslatata di grammatica in volgare per frate Guidotto da Bologna». Che importanza avesse la rettorica e quali miracoli potea produrre, si vede da queste parole del traduttore: