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V

I MISTERI E LE VISIONI


[Le due fonti della letteratura del Dugento: la cavalleria e le sacre scritture. I due tipi: il cavaliere, e il santo o cavaliere di Cristo — Maggiore efficacia della idea religiosa — La messa, e le «devozioni» o «misteri» — «Devozioni» del giovedí e del venerdí santo — Altre rappresentazioni sacre: nuclei antichi e rielaborazioni posteriori — Il fine collocato nell’altra vita o la salvazione dell’anima — Rappresentazione del Monaco che andò al servizio di Dio — La Commedia dell’anima — Contenuto di essa, il codice di quel secolo: Umano, Spoglia e Rinnova: inferno, purgatorio e paradiso — Difetto d’individuazione e di formazione: astrattezza e materialitá — Impacci posti all’arte dalla liturgia: allegorie e visioni — La visione della realtá dopo la morte — Aspirazione lirica e non rappresentazione: Beatrice — L’ereditá letteraria del Dugento.]


Al punto a cui siamo giunti, ci si porge chiara l’immagine del secolo decimoterzo. Due sono le fonti di quella letteratura primitiva: la cavalleria e le sacre scritture. L’eroe della cavalleria, il cavaliere, è l’uomo che si sforza di realizzare in terra la veritá e la giustizia, di cui è immagine la donna, suo culto e amore. La sua vita è attiva, piena di avventure e di fatti maravigliosi. Senti la sua presenza nella piú antica lirica, nelle novelle, ne’ romanzi e nelle cronache. Ma la cavalleria, venutaci di fuori con gli stranieri che occupavano il nostro suolo, non prese radice, non si sviluppò, non produsse alcuna opera originale: rimase stazionaria. Perdette il suo carattere serio e quasi religioso e restò un puro gioco d’immaginazione, che si mescola come colorito e accessorio in tutte le storie, sacre e profane. Di ben altra efficacia era l’idea religiosa, penetrata ne’ sentimenti e ne’ costumi e nelle istituzioni, compagna dell’uomo