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90 | storia della letteratura italiana |
mani di Dio e a sua immagine. Dio la contempla con amore, dicendo:
Quand’io risguardo quella creatura che all’immagine mia io ho formata, e ch’io la veggo immaculata e pura starmi dinanzi, la m’è accetta e grata: ma l’ha bisogno d’una buona cura, la qual a custodirla sia parata; e perché ha in sé l’imagine d’iddio, vo’ che la guardi un angel santo e pio. |
Ma il demonio, invidioso che «si vii cosa abbia a fruire quel regno del qual esso è privato», si apparecchia a darle battaglia. L’angelo custode conforta l’anima e le presenta la Memoria, l’Intelletto e la Volontá: le sue «potenzie». L’Intelletto parla dopo la Memoria e dice:
Io son di te la seconda potenzia e il nome mio è detto Intelligenzia. La mia quiete si sta nel Verbo eterno, e quivi sempre debb’esser saziato: però che in questo esilio io non discerno com’io sarò in quel regno beato. Allor io sarò sazio in sempiterno, e quivi il mio obietto arò trovato, fermandomi in quel razzo rilucente, ché senza quello inquieta è la mia mente. Liévati sopra te tutt’in fervore, e guarda un po’ del ciel quell’ornamento: vedra’lo circondato di splendore; poi pensa, anima mia, quel che v’è drento. Lascia un po’ star le cose esteriore, se vuoi aver di quell’intendimento: per questo i santi tutti innamorati 11 mondo disprezzorno, pompe e stati. |
E la Volontá dice:
Io son la Volontá, che ho a fruire quel ben c’ha dichiarato l’Intelletto, |