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e di pace. È vita d’odio e di vana scienza, e provoca le collere e i sarcasmi de’ celesti.
Il contrapposto è còlto in alcuni momenti altamente poetici. Accolto nel sole gloriosamente allato a Beatrice, si affaccia al poeta tutta la vanita delle cure terrestri :
O insensata cura de’ mortali, quanto son difettivi sillogismi quei che ti fanno in basso batter l’ali!
Chi dietro a iura, e chi ad aforismi sen giva, e chi seguendo sacerdozio, e chi regnar per forza o per sofismi, e chi’ n rubar, e chi ’n civil negozio, chi nel diletto della carne involto s’affaticava, e chi si dava all’ozio.
Un altro momento di alta poesia è quando il poeta dall’alto delle stelle fisse guarda alla terra :
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... E vidi questo globo tal, eh’ io sorrisi del suo vii sembiante.
La terra, «che ci fa tanto feroci», veduta dal cielo, gli pare un’aiuola. Il concetto (abbellito e allargato dal Tasso) ha qui una severitá di esecuzione quasi ieratica. Il poeta si sente giá cittadino del cielo, e guarda cosi di passata e con appena un sorriso a tanta viltá di sembiante, volgendone immediatamente l’occhio e mirando in Beatrice :
L’aiuola, che ci fa tanto feroci, volgendom’ io con gli eterni gemelli, tutta m’apparve da’ colli alle foci:
poscia rivolsi gli occhi agli occhi belli.
Pure è quest’aiuola che desta nel seno de’ beati varietá di sentimenti e di passioni, facendo vibrar nuove corde. Accanto all’ inno spunta la satira in tutte le sue gradazioni : il frizzo, la caricatura, l’ ironia, il sarcasmo. Qual frizzo che l’allusione di Carlo Martello, cosi pungente nella sua generalitá :
E fate re di tal eh’ è da sermone!