Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. I, 1962 – BEIC 1807078.djvu/245

Da Wikisource.

Dichiarata la sua fede, consacrato e incoronato. Dante si sente oramai vicino a Dio. Avea giá contemplata la divinitá nella sua umanitá, il Dio-uomo. Il trionfo di Cristo, la festa dell’ Incarnazione, sembra reminiscenza di funzioni ecclesiastiche, co’ suoi principali attori. Cristo, la Vergine, Gabriello. Cristo e la Vergine sono, come nel santuario, invisibili; la festa è tutta fuori di loro e intorno a loro. Succede il trionfo degli angioli, e poi nell’empireo il trionfo di Dio.

L’empireo è la cittá di Dio, il convento de’ beati, il proprio e vero paradiso. Beatrice raggia si, che il poeta si concede vinto, piu che tragedo e comico superato dal suo tema, e desiste dal seguire

piú dietro a sua bellezza poetando, come all’ultimo suo ciascun artista.

Ivi è la luce intellettuale, che fa visibile

lo Creatore a quella creatura

che solo in lui vedere ha la sua pace.

La luce ha figura circolare, come il giallo di una rosa, le cui bianche foghe si distendono per l’ infinito spazio, e sono gli scanni de’ beati. San Bernardo spiega e descrive il maraviglioso giardino. Il punto che piú splende è lá dove sono

gli occhi da Dio diletti e venerati,

dove è la Vergine e gli angioli. Quel punto è la pacifica orifiamma del paradiso, la bandiera della pace. Il giardino, la rosa, l’orifiamma sono immagini graziose, ma inadeguate. Queste metafore non valgono la stupenda terzina, dove san Bernardo è rappresentato in forma umana e intelligibile :

Diffuso era per gli occhi e per le gene di benigna letizia, in atto pio, quale a tenero padre si conviene.

Il paradiso, appunto perché paradiso, non puoi determinarlo troppo e descriverlo senza impiccolirlo. La sua forma adeguata è il sentimento, l’eterno tripudio: ciò che è ben còlto in quella

16 — F. de Sanctis, Storia della letteratura italiana - 1.