Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. I, 1962 – BEIC 1807078.djvu/403

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Scrívere romanzi diviene un mestiere: l’epopea ariostesca è smembrata, e i suoi episodi diventano romanzi. Sei ne scrive Lodovico Dolce tra’ quali Le prime imprese di Orlando. Il Brusantini ferrarese canta Angelica innamorata, il Bernia canta Rodomonte, il Pescatore Ruggiero, e Francesco de’ Lodovici Carlo magno. Romanzi con la stessa facilitá composti, applauditi e dimenticati. Accanto agl’ imitatori del Petrarca e del Boccaccio sorgono gl’ imitatori dell’ Ari osto.

Il mondo ariostesco nel suo lato positivo si collega con l’ idillio, e nel suo lato negativo con la satira e la novella.

Dal Petrarca e dal Boccaccio al Poliziano 1’ idillio è la vera musa della poesia italiana, la materia nella quale lo spirito realizza l’ ideale della pura forma, l’arte come arte. In quella grande dissoluzione sociale la poesia lascia le cittá e trova il suo ideale ne’ campi, tra ninfe e pastori, fuori della societá, o piuttosto in una societá primitiva e spontanea.

Lá trovi quell’equilibrio interiore, quella calma e riposo della figura, quella perfetta armonia de’ sentimenti e delle impressioni che chiamavano 1’ «ideale della bellezza» o della «bella forma» . Questo spiega la grande popolaritá delle Stanze, dove questo ideale si vede realizzato con grande perfezione. Sono imitazioni la Ninfa tiberina del Molza e il Tirsi del Castiglione. Nella Ninfa tiberina hai di belle stanze : Euridice in fuga con alle spalle l’ innamorato Euristeo è cosi dipinta :

La sottil gonna in preda ai venti resta, e col crine ondeggiando indietro toma.

Ella, piú ch’aura o piú che strale presta, per l’odorata selva non soggiorna, tanto che ’l lito prende snella e mesta, fatta per la paura assai piú adorna.

Esce Aristeo la vaga selva anch’egli, e la man par avergli entro i capegli.

Tre volte innanzi la man destra spinse per pigliar de le chiome il largo invito; tre volte il vento solamente strinse, e restò lasso senza fin schernito.