Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. II, 1912 – BEIC 1807957.djvu/155

Da Wikisource.

xvii - torquato tasso 149


Il giovane Pellegrino annunziò la buona novella a suon di tromba, con l’entusiasmo dell’etá.

La Gerusalemme intoppava in un mondo non piú poetico, ma critico. Il sentimento dell’arte era esausto, l’ispirazione e la spontaneitá nel comporre e nel giudicare era guasta da ragionamenti fondati sopra concetti critici, generalmente ammessi e tenuti come vangelo. L’Ariosto si pose a scrivere come gli era dettato dentro, e non guardava altro. Il suo argomento divenne innanzi al suo genio un vero mondo, con la sua propria maniera di essere e con le sue regole. Il Tasso, come Dante, era giá critico prima di esser poeta: aveva giá innanzi a sé tutta una scuola poetica. Ciò che sta avanti a lui non è il suo argomento, ma certi fini, certe preoccupazioni, certi modelli, e Orazio e Aristotele, e Omero e Virgilio. A diciotto anni è giá una maraviglia di dotto, e conosce Platone e Aristotele, e sviluppa a maraviglia tesi di filosofia, di rettorica e di etica. Scrive il Rinaldo, e, come aveva imparato il «simplex et unum», studia all’unitá dell’azione e alla semplicitá della composizione, e ne chiede scusa al pubblico. Ma il pubblico, avvezzo alle larghe e magnifiche proporzioni dell’Orlando e del l’Amadigi, trova il pasto un po’ magro e ne torce la bocca. Lasciò allora da parte il poema cavalleresco, o come dicevano, il «romanzo», e pensò di dare all’ Italia quel poema eroico che tutti cercavano. Esitò sulla scelta dell’argomento: avea pronti quattro o cinque temi, e rimise l’elezione, dicesi, al duca Alfonso, suo mecenate. Lnsomma cominciò la Gerusalemme. Volle fare un poema «regolare», come dicevano, secondo le regole. L’argomento rispondeva a’ tempi pel suo carattere religioso e cosmopolitico, e vi poteva senza sforzo introdurre un eroe estense, e, come l’Ariosto, far la sua corte al duca. Si die’ una cura infinita delle proporzioni e delle distanze, per conservare l’unitá e la semplicitá della composizione. Guardò al verisimile, per dare al suo mondo un aspetto di naturale e di credibile. Introdusse un’azione seria, intorno a cui tutto convergesse, e fece del pio Goffredo un protagonista effettivo, un vero capo e re a uso moderno. Soppresse i cavalieri erranti, e cavò l’intreccio non dallo spirito