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316 storia della letteratura italiana


era la grande volgarizzatrice delle idee dal secolo anteriore elaborate: era non la dimostrazione, ma l’epilogo; non la ricerca, ma la formola; non la speculazione, ma l’applicazione; la scienza giá assodata ne’ suoi principi e divenuta catechismo, in una forma letteraria e popolare che rendeva la propaganda irresistibile. La negazione giungeva all’ultima sua efficacia nell’ironia bonaria di Voltaire, con tanto buon senso sotto tanta malizia. L’affermazione giungeva alla precisione di un catechismo in Rousseau, che combatteva quella societá convenzionale in nome della societá naturale, dalla quale scaturivano i dritti dell’uomo, il suffragio universale e la sovranitá del popolo. Giá la sua non era quasi piú una speculazione filosofica: era una bibbia, filosofia divenuta sentimento e calata nell’immaginazione. Montesquieu sollevava i piú ardui problemi di politica e di legislazione in una forma incisiva, la quale, piú che scienza, era sapienza condensata e formolata. Intorno a questi centri si aggruppavano gli enciclopedisti e una moltitudine di scrittori, diversi d’ingegno e di coltura, ma tenuti tutti a quel tempo grandi uomini. Ben presto non ci fu piú uomo colto in Italia che non li leggesse avidamente.

Abbondarono i «filosofi» i «filantropi» e gli «spiriti forti»: i nuovi nomi de’ liberali o degli uomini nuovi o novatori. I filosofi erano filantropi o amici dell’uomo o umanitari, e insieme spiriti forti o liberi pensatori, che in nome della ragione o della scienza condannavano tutto ciò che nelle idee o ne’ fatti se ne allontanava. La loro azione pubblica era avvalorata dalle associazioni secrete de’ franchi muratori, mossi dagli stessi fini e dagli stessi sentimenti. Emancipare il pensiero e l’azione da ogni ostacolo esteriore, religioso o sociale, uguagliare giuridicamente le classi, provvedere all’ istruzione e al benessere delle classi inferiori, queste erano le basi del nuovo edificio che si voleva costruire. Credevasi che tutto questo si potesse ottenere con articoli di leggi, a quel modo che avevano fatto Solone, Licurgo, Numa. E blandivano i sovrani e li predicavano istrumenti provvidenziali per il rinnovamento del mondo. Si formò una pubblica opinione, il cui centro era Parigi, la cui voce