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xx - la nuova letteratura 325


della primavera, scritto l’anno appresso, i7i9, ti mostra giá i vestigi dell’Aminta e del l’Adone, facilmente impressi in quell’anima ricca di armonie e d’ immagini. L’ideale del tempo era l’idillio, il riposo e l’innocenza della vita campestre, in antitesi alla vita sociale, cosi come l’avevano sviluppato il Tasso, il Guarini e il Marino. L’idillio era un certo equilibrio interiore, uno stato di pace e di soddisfazione, a cui il dolore serviva come di salsa. L’ Arcadia, volendo riformare il gusto, avea tolto all’idillio quella tensione intellettuale che si chiamava il «seicentismo», si che la forma era rimasta una pura effusione musicale dell’anima beatamente oziosa, cullata da molli cadenze tra l’elegiaco e il voluttuoso: ciò che dicevasi «melodia». La musica penetrava giá in questa forma cosi apparecchiata a riceverla; e la canzone diveniva la canzonetta, la cantata e l’arietta, e il dramma pastorale diveniva il dramma in musica. Le canzonette del Rolli erano in molta voga, ma giá si disputava quale ne facesse di migliori, o il Metastasio o il Rolli. Sciupata l’ereditá del Gravina, il nostro Metastasio, visto che l’Arcadia non gli dava pane, ricordò i consigli del maestro, e andò a Napoli col proposito di far l’avvocato. Ma Napoli era giá il paese della musica e del canto. E le sue arringhe furono cantate ed epitalami. In occasione di nozze prima si scrivevano sonetti e canzoni: allora erano in voga epitalami, cantate e feste teatrali. Il Metastasio fu poeta di nozze, e restano di lui tre epitalami, storie mitologiche e idilliche, dove è visibile l’imitazione del Tasso e del Marino. Canta le nozze di Antonio Pignatelli e Anna de’ Sangro, evocando gli amori di Venere e Marte, a’ quali intreccia gli amori degli sposi; e naturalmente Anna è Venere, e Antonio è Marte. Vi trovi il monte dell’Amore, che ricorda il giardino di Armida, e tutto il vecchio repertorio mitologico, immagini e concetti. Ecco come descrive Anna:


                               Se in giro in liete danze il passo mena,
se tace o ride, e se favella o canta,
porta in ogni suo moto Amore accolto,
Pallade in seno e Citerea nel volto.
     Vicino al lato suo siedono al paro
con la dolce consorte il genitore.