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334 storia della letteratura italiana


la piu viva partecipazione. Il poeta vi s’intenerisce, vi si trastulla, vi si dimentica:


                               Sogni e favole io fingo; e pure, in carte
mentre favole e sogni orno e disegno,
in lor, folle ch’io son, prendo tal parte,
che del mal, che inventai, piango e mi sdegno.
     


Di sogni e favole ce n’era tutto un arsenale nelle nostre infinite commedie e novelle, dove attingevano anche i forestieri e dove attinge Metastasio. Ciò a cui mira è sorprendere, fare un colpo di scena, guidato dalla sua grand’esperienza del teatro e del pubblico. Ingegno svegliato e rapido, non perde mai di vista lo scopo, non s’indugia per via, divora lo spazio, sopprime, aggruppa, combina, producendo effetti subitanei e perciò irresistibili. Combinazioni drammatiche, che, appunto perché mirano a uno scopo meramente teatrale, mancano di serietá interiore, e spesso hanno aria d’intrighi comici, con quei viluppi, con quegli equivoci, con quei parallelismi. Né solo il comico è nella logica stessa di quelle combinazioni, ma nella natura de’ fatti, che spesso sono episodi della vita comune nella sua forma piú pettegola e civettuola. Cosi un eroico puramente idillico andava a finire ne’ bassi fondi della commedia. Cesare sonava il violino e faceva all’amore. Tale era Metastasio, e tale era il suo tempo, idillico, elegiaco e comico : vita volgare in abito eroico, vellicata dalle emozioni dell’elegia e idealizzata nell’idillio.

Si può ora comprendere il meccanismo del dramma metastasiano. Sta in cima l’eroe o l’eroina, Zenobia o Issipile, Temistocle o Tito. L’eroe ha tutte le perfezioni che la poesia ha collocate nell’etá dell’oro, e sveglia l’eroismo intorno a sé, rende eroici anche i personaggi secondari. Piú l’etá è prosaica, piú esagerato è l’eroismo, abbandonato a una immaginazione libera, che ingrandisce le proporzioni ad arbitrio, con non altro scopo che di eccitare la maraviglia. Il maraviglioso è in questo : che l’eroe è un’antitesi accentuata e romorosa alla vita comune, offrendo in olocausto alla virtú tutt’i sentimenti umani, come