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xv - machiavelli 69


della patria o, ciò che è peggio, dello Stato: parola generica, sotto la quale si comprendeva ogni specie di governo, anche il dispotico, fondato sull’arbitrio di un solo. Patria era dove tutti concorrevano piu o meno al governo e, se tutti ubbidivano, tutti comandavano: ciò che dicevasi «repubblica». E dicevasi «principato» dove uno comandava e tutti ubbidivano. Ma, repubblica o principato, patria o Stato, il concetto era sempre l’individuo assorbito nella societá o, come fu detto poi, l’onnipotenza dello Stato.

Queste idee sono enunciate dal Machiavelli non come da lui trovate e analizzate, ma come giá per lunga tradizione ammesse e fortificate dalla coltura classica. Ci è li dentro lo spirito dell’antica Roma, che con la sua immagine di gloria e di libertá attirava tutte le immaginazioni, e si porgeva alle menti modello non solo nell’arte e nella letteratura, ma ancora nello Stato.

La patria assorbisce anche la religione. Uno Stato non può vivere senza religione. E se il Machiavelli si duole della corte romana, non è solo perché a difesa del suo dominio temporale è costretta a chiamar gli stranieri, ma ancora perché co’ suoi costumi disordinati e licenziosi ha diminuita nel popolo l’autoritá della religione. Ma egli vuole una religione di Stato, che sia in mano del principe un mezzo di governo. Della religione si era perduto il senso, ed era arte presso i letterati e istrumento politico negli statisti. Anche la moralitá gli piace, e loda la generositá, la clemenza, l’osservanza della fede, la sinceritá e le altre virtú, ma a patto che ne venga bene alla patria; e se le incontra sulla sua via non istrumenti ma ostacoli, gli spezza. Leggi spesso lodi magnifiche della religione e delle altre virtú de’ buoni principi; ma ci odori un po’ di rettorica, che spicca piú in quel fondo ignudo della sua prosa. Non è in lui e non è in nessuno de’ suoi contemporanei un sentimento religioso e morale schietto e semplice.

Noi, che vediamo le cose di lontano, troviamo in queste dottrine lo Stato laico, che si emancipa dalla teocrazia e diviene a sua volta invadente. Ma allora la lotta era ancor viva, e