Pagina:De Sanctis, Francesco – Storia della letteratura italiana, Vol. II, 1962 – BEIC 1808914.djvu/16

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E lo loda in latino e in volgare, e piú sfacciatamente in latino:

Quis patre invicto gerit Hercule fortius arma? mystica quis casto castius Hyppolito?

Ma Ippolito non si curava delle lodi, e lo volea servo e non poeta :

Non vuol che laude sua da me composta per opra degna di mercé si pona: di mercé degno è l’ir correndo in posta...

S’ io 1’ ho con laude ne’ miei versi messo, dice eh’ io 1’ ho fatto a piacere e in ozio : piú grato fóra essergli stato appresso.

Ludovico, scrittor di commedie, è egli medesimo un carattere de’ piú comici; e se, rappresentando un mondo convenzionale è riuscito nelle commedie poco felice, è stato felicissimo dipingendo se stesso alla buona e al naturale. Alcune sue qualitá te gli affezionano. Ama i fratelli e la vecchia madre, e per loro si acconcia a servitú, rodendo il freno. Il suo ideale è la tranquillitá della vita, starsene a casa fantasticando e facendo versi, vivere e lasciar vivere. Ma il punto è che sia lasciato vivere. Il poveruomo era un personaggio idillico, non aveva ambizioni, non curava grandezze né onori, gli sapeva «meglio una rapa» in casa sua che «tordo, starna o porco selvaggio» all’altrui mensa :

E cosi sotto una vii coltre, come di seta o d’oro ben mi corco.

E piú mi piace di posar le poltre membra, che di vantarle che agli sciti sien state, agl’ indi, agli etiopi ed oltre.

Degli uomini son vari gli appetiti: a chi piace la chierca, a chi la spada, a chi la patria, a chi li strani liti.

Chi vuole andare a torno, a torno vada; vegga Inghilterra, Ongheria, Francia e Spagna: a me piace abitar la mia contrada.

Visto ho Toscana, Lombardia, Romagna, quel monte che divide e quel che serra 1’ Italia, e un mare e l’altro che la bagna.