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incontrato le barche dirette dal palermitano Rosolino Pilo cariche di uomini e di armi, doveva unirsi a lui, impossessarsi del bastimento e drizzarne la prua verso Ponza. I marinai delle barche ritornati a Genova, avrebbero avvisato Mazzini e questi il Comitato di Napoli. Quindi Pisacane nel vallo di Diano, tra Salerno e la Basilicata, doveva collegare tutti gli insorti, disfare le autorità dei luoghi, attaccare o fiancheggiare la truppa e muovere alla volta di Napoli, ove Fanelli cooperava a fomentare un popolare sollevamento. Parte sostanziale del disegno era l’insorgimento della Basilicata, che assicurava forti aiuti di soldati e di danaro, la proclamazione del governo provvisorio e l’irradiazione dei moti nelle provincie contermini — ed a chi conosce le giornate dell’agosto 1860, in Basilicata, queste promesse non parranno esagerate. Colà, come capo militare doveva recarsi Enrico Cosenz, pel quale il Comitato lucano aveva provveduto alle carte di passo ed a guide fidate.


Questo il programma: seguiamo i fatti.

Una densa nebbia impedì l’incontro di Pisacane con Rosolino Pilo, il quale, dopo lunga angosciosa aspettativa, fu costretto a ritornare indietro. A Genova non si ebbero notizie del Cagliari e soltanto il 27 di Giugno arrivarono informazioni che il bastimento non era approdato sulle coste di Sardegna.

Mazzini a Londra rimase sconcertato per la mancanza del convenuto annunzio. Con presaga mente intuì che Pisacane, anche senza Rosolino Pilo, avesse passato il Rubicone e perciò telegrafò, ma tardivamente, in questo senso a Napoli.

Intanto Pisacane, che nelle acque di Portofino non si era imbattuto nelle attese barche di Rosolino Pilo, non perde l'entusiasmo dell’impresa e la fiducia nelle proprie forze, ma, corazzato di indomito coraggio e di immutabile tenace fede, non dubita con Nicotera e Falcone di affrontarsi agli ardui cimenti.

Alea acta est.

S'impadroniscono della nave — il capitano e l’equipaggio si offrono compagni all’impresa — drizzano la prua verso Salerno — si fermano a Ponza — liberano i prigionieri — in legione di oltre trecento sbarcano il 28 a Sapri — si avviano verso Torraca — ascendono con celerità di mosse