Pagina:Dei Sepolcri (Bettoni 1808).djvu/73

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di giovanni torti 61

Moverem noi: di meditar si addoppia
Lena e vaghezza allor; nè di profano
Riso ad occhio volgar faremci obbietto.
255Già del sacro pensier tutta mi piace
L’alma occupar. L’ora composta batte.
Omai la via ne adduce. — Ecco, l’immensa
Pompa ammiriam delle rotanti sfere.
A tutte pose indeclinabil legge
260Dell’Eterno il voler; nè d’un sol punto
Preteriranno. Ah sì! questa, che in noi
Vive, e l’alta armonía tutta ne intende,
È una scintilla dell’Eterno: il dritto
Già non teme di morte; e, quando il frale,
265Che la circonda, se ne va sotterra,
Ella rivola dell’Eterno in grembo.
Ha qui contine il dir. Taciti, e, molto
Quella beata speme in cor volgendo,
Già ingannammo la via... Ma oh! qual da lunge
270Al cuor mi suona un rotto fragor cupo?...
Più, e più s’avanza. — Son le tarde ruote,
Pel sassoso cammin traenti il mucchio
Della carne plebea, che jer diè morte
Preda a ingojarsi alla vorace terra.
275Giunge il plaustro funesto; e, dove aperta
Voragine l’aspetta, il timon piega.
Entro a globi di fumo infausta luce