Pagina:Del coraggio nelle malattie.djvu/36

Da Wikisource.
10 DEL CORAGGIO

mento, per cui l’uomo sente, ed a norma di quanto sente egli pensa ed agisce; sia dalla maniera colla quale siamo fisicamente e moralmente allevati. Scrisse Cicerone1, che il costume non avrebbe mai la maggioranza sulla natura, perchè questa è insuperabile; ma molti di noi colle larve, coi delirj, coll’ozio, col languore, coll’infingardia, abbiamo alterato l’animo, e non operiamo come dovremmo.

Nelle malattie si palesa il carattere nativo, e avventizio de’ pazienti, meglio che in qualunque altra circostanza. L’effeminato, ed il magnanimo, il pauroso ed il coraggioso, l’incostante e l’immutabile, l’indocile e il docile, gli scopriamo noi Medici agevolmente nella loro camera e nel loro letto del dolore, quando altri ben difficilmente altrove li discoprono per tali. In conseguenza di ciò

  1. Tuscul. q. lib. V, cap. 17.