Pagina:Del riordinamento amministrativo del Regno (Carpi).djvu/17

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dall’uniformità di costumi, di bisogni, di dialetti; cementate da condizioni telluriche e topografiche, contro cui si lotterebbe invano.

Sin qui tutto è naturale perchè è il frutto spontaneo dell’azione del tempo, degli uomini, e delle cose. A quale scopo dunque creare altri enti morali artificiali, parassiti, che non hanno dalla sanzione del tempo ragione naturale di essere, per porli fra il Comune e la Provincia, o fra la Provincia e lo Stato? Sarebbe un aumentare gli attriti, e quindi la macchina governativa ne andrebbe menomata di forza, di celerità e di economia. Qualora per avventura molte Provincie, avessero in date emergenze degli interessi identici a cui provvedere, si associno fra loro come possono farlo i Comuni per ragioni analoghe, associazioni o consorzi che cessano o variano col cessare o variare delle cause occasionali che vi dessero vita.

L’idea di porre il Circondario1 tra il Comune e la Provincia, e quindi la Provincia tra il Circondario e lo Stato, credo che sia un palido omaggio che si inclini a prestare inavvertitamente alle inconcepibili circoscrizioni territoriali del Piemonte in Comuni, Provincie e Divisioni, testè modificate nella forma, ma non nella sostanza. La Divisione comprendeva più Provincie che avevano ragione di esistenza propria, come ora si proporrebbe che le Provincie comprendessero più Circondari, aventi propria esistenza, equivalenti alle Provincie nelle suaccennate Divisioni.

Se non che giova osservare che in nessun’altra parte d’Italia esiste tale forma di circoscri-

  1. Da non confondersi coi Circondari equivalenti ai Distretti o Mandamenti.
 
 
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