Pagina:Deledda - Canne al vento, Milano, 1913.djvu/203

Da Wikisource.

— 195 —

e alle ortiche, ecco il viottolo e la siepe con le farfalline lilla e le coccinelle rosse che sembrano fiorellini e bacche: tutto è fresco, innocente e bello come quando siamo bambini e siamo scappati di casa a correre per il mondo meraviglioso.

La basilica era aperta, in quei giorni di quaresima, ed Efix andò a inginocchiarsi al suo posto, sotto il pulpito.

La Maddalena guardava, lieta anche lei, come una dama spagnuola ospite dei baroni affacciata a un balcone del Castello. Sentiva la primavera anche lei, era felice benchè fossero i giorni della passione di Nostro Signore. Qualche ricco feudatario doveva averla domandata in isposa, ed ella sorrideva ai passanti, dal suo balcone, e sorrideva anche ad Efix inginocchiato sotto il pulpito.

— Signore, Vi ringrazio. Signore, prendetevi adesso l’anima mia; io sono felice d’aver sofferto, d’aver peccato, perchè esperimento la vostra Misericordia divina, il vostro perdono, l’aiuto vostro, la vostra infinita grandezza. Prendetevi l’anima mia, come l’uccello prende il chicco del grano, Signore, disperdetemi ai quattro venti, io vi loderò perchè avete esaudito il mio cuore....

Eppure nell’alzarsi a fatica, con le ginocchia indolenzite, provò un senso di pena, come se l’ombra di una nuvola passasse nella chiesa velando il viso della Maddalena.