Pagina:Deledda - Canne al vento, Milano, 1913.djvu/276

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— Oh per questo ci si diverte! Chi ha voglia di divertirsi, s’intende! Chi suona, chi balla, chi prega, chi si ubbriaca: e poi tutti se ne vanno....

— Se ne vanno? E dove?

Volevo dire.... alle loro baracche, a riposarsi.

— E che lingua parlano?

— Lingua? Di tutte le parti. Io parlavo sardo, coi miei compagni....

— Ah, tu avevi dei compagni sardi?

— Avevo dei compagni sardi. Uno vecchio e uno giovane. Mi pare di averli ancora ai fianchi, salvo il rispetto alle loro signorie.

Gli occhi di Noemi scintillarono di malizia.

— Spero che noi siamo più pulite! — disse, stringendogli il braccio.

— Sì, un vecchio e un giovane. Litigavano sempre: erano cattivi, invidiosi, gelosi, ma in fondo erano anche buoni. L’uomo è fatto così: buono e cattivo, buono e cattivo: eppoi si è sempre disgraziati. Anche i ricchi, spesso, son disgraziati. Ah, ecco!

Ecco, la stretta della mano di Noemi gli ricordava la stretta di Giacinto, là nel cortiletto di Nuoro, e il segreto che impediva alla donna di accettare la domanda di don Predu.

— Don Predu, verbigrazia, — disse quasi involontariamente; indi aggiunse guardando