Pagina:Deledda - Canne al vento, Milano, 1913.djvu/74

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questi! Guardi che cortine! Le han messe i ragni, gratis, per amor di Dio.

— E i topi non li conta? Se si sente grattare i piedi, stanotte, non creda che sia io, don Giacì!

Grixenda si morse le labbra e picchiò sulla parete per far tacere Natòlia.

— Ci sono anche gli spiriti. Li sente?

— Oh, è una donna che picchia! — disse semplicemente donna Ruth.

— Spiriti, topi e donne per me son la stessa cosa, — rispose calmo Giacinto.

E Grixenda, di là, appoggiata alla parete di mezzo, si mise a ridere forte. Ascoltava la voce del giovine come aveva poco prima ascoltato il suono della fisarmonica e rideva per il piacere, eppure in fondo sentiva voglia di piangere.


Del resto tutti erano felici, ma d’una felicità grave, nella povera capanna delle dame.

— Mi pare di sognare, — diceva donna Ester, servendo da cenare al nipote, mentre donna Ruth lo guardava fisso con occhi lucidi, ed Efix traeva dalla bisaccia un bariletto di vino, e pur così curvo si volgeva a sorridere ai suoi padroni.

Giacinto mangiava, seduto sul sedile in muratura che serviva a più usi, da tavola e da letto: e credeva anche lui di sognare.

Dopo l’accoglienza fredda di Noemi s’era