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Pagina:Deledda - Cattive compagnie, Milano, Treves, 1921.djvu/184

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174 cattive compagnie


Nel suo paese lontano godeva fama d’uomo saggio e timorato di Dio; che avrebbe detto la gente sapendo che egli andava a consultare una fattucchiera, una donna del diavolo? Ma che volete? La disperazione fa impazzire anche l’uomo saggio.

La straducola, come aveva detto il pastore di Burgos, era solitaria, bianca di sole e di calce. Un silenzio di cimitero regnava sul villaggio tutto bianco, sopra il quale la montagna calcarea innalzava i suoi vertici d’un candore azzurrognolo, qua e là solcati come da vene d’ombra.

Anche il cielo era chiaro, metallico: allo zenit, sopra la testa di ziu Tòmas, il sole velato, senza raggi, pareva una grande luna misteriosa.

Il vecchio stava per smontare, quando un uomo, un borghese alto e grasso, vestito di nero e con una catena d’oro scintillante sul petto sporgente, uscì dal portoncino socchiuso della maga.

Ziu Tòmas lo guardò, e gli parve di aver altra volta veduto quel viso largo, giallognolo e cascante, del quale gli occhi e i baffi neri, il naso, la bocca, il mento rotondo, si notavano per la loro estrema piccolezza. Sì, altra volta.... dove, quando? Ziu Tòmas non ricór-