Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/245

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io, che faccio un enorme sacrifizio rinunziando, per qualche tempo, alla immensa felicità di vederti: mi pare di morire, perchè ti amo ardentemente, perchè mi sembra di non poter più vivere senza i tuoi baci, ecc., ecc.»

Egli rispose: «Adorata mia, tu hai ragione: tu sei una santa, per bontà e per saviezza, mentre io non sono che un pazzo, pazzo d’amore per te. Non so, non vedo più quel che faccio. Ieri notte potevo compromettere tutto il nostro avvenire e non me ne accorgevo neppure. Perdonami: quando sono vicino a te perdo la ragione. Ho la febbre; mi consumo tutto, mi pare che entro di me arda un fuoco distruttore. Rinunzio con spasimo alla suprema felicità di vederti per qualche sera; e siccome ho bisogno di moto, di svago, di un po’ di lontananza, per attutire alquanto questo fuoco che mi divora e mi rende incosciente e malato, penso di fare un’escursione sul Gennargentu. Tu vuoi, non è vero? Rispondimi subito, cara, adorata, mio spasimo e mia gioia. Ti porterò sul cuore: dalla più alta cima sarda ti manderò un saluto, griderò ai cieli il tuo nome e il mio amore, come vorrei gridarlo dalla più eccelsa cima del mondo affinchè tutta la terra ne restasse attonita. Ti abbraccio, ti porto con me, unita a me, per tutta l’eternità».

Margherita diede graziosamente il suo permesso.

Altra lettera di Anania: «Parto domani mattina con la corriera per Mamojada-Fonni. Pas-