Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/249

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incalzarsi, svolgersi, passare, scomparire! — Poi pensò: — E non sono un pastore di nuvole? Fra le nuvole ed i miei pensieri che differenza c’è? Ed io stesso non sono una nuvola? Se fossi costretto a vivere in queste solitudini mi dissolverei, diventerei una stessa cosa con l’aria, col vento, con la tristezza del paesaggio. Sono io vivo? Che cosa è, dopo tutto, la vita?

Come sempre, egli non seppe rispondere alla sua domanda: la corriera saliva lentamente, sempre più lentamente, con moto dolce, quasi cadenzato; il cocchiere sonnecchiava, e pareva che anche il cavallo camminasse dormendo. Dal sole alto verso lo zenit calava uno splendore eguale, melanconico; le macchie ritiravano le loro ombre; un silenzio profondo e una sonnolenza ardente pervadevano l’immenso paesaggio. Ad Anania pareva in realtà di dissolversi, di diventare una stessa cosa con quel panorama sonnolento, con quel cielo luminoso e triste. Ecco, egli aveva sonno; e come l'altra volta finì col chiudere gli occhi e addormentarsi infantilmente.



— Zia Grathia? Nonna1 — chiamò con voce ancora assonnata, entrando nella casetta della vedova.

La cucina era deserta: deserta la straducola

  1. Madrina.